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Nel 2022 le operazioni M&A a livello globale sono calate sia a volumi (-17% vs 2021) che a valore (-37% vs 2021).
L’area EMEA si è dimostrata più resiliente, con 20.000 operazioni registrate nel 2022 (+17% vs 2019 pre-pandemia), mentre l’Italia è in controtendenza con operazioni annunciate in crescita sia a volumi (+2% vs. 2021, con 1.500 operazioni) che a valore (+41%) grazie all’OPA Blackstone / Atlantia.
Industrial Manufacturing & Automotive (+18% a volumi vs 2021) e Consumer markets (+71% a valore vs 2021) sono stati i settori più performanti in Italia.
I fondi di Private Equity sono sempre più al centro delle operazioni di M&A, passando da quasi 1/3 a oltre il 40% del totale deal value delle operazioni annunciate a livello globale negli ultimi 5 anni, e hanno $2.4 trilioni di liquidità ancora da investire.
Le tematiche chiave per l’attività di M&A nel 2023 saranno: cash flow e profittabilità, sensitivity su scenari inflattivi e valutari, ESG e data analytics, sinergie e post deal.
Dalla 26ma PwC’s Annual Global CEO Survey, condotta su 4.400 CEO a livello mondiale, emerge che il 60% degli intervistati non intende rallentare l’attività di M&A nel 2023, nonostante oltre il 70% del campione abbia manifestato dubbi sulla ripresa economica nell’attuale scenario di incertezza e volatilità. L’attività M&A è considerata dai CEO come un veicolo di crescita e di accelerazione della trasformazione digitale, ESG e di modello di business della propria azienda, come confermato dal numero di operazioni e dagli alti multipli del settore della Tecnologia.
Le operazioni di M&A, soprattutto di grande dimensione e natura trasformazionale, risulteranno però sempre più complesse. Lo scenario di incertezza geopolitica, i timori di recessione, l’aumentato costo del debito e l’evoluzione dei tassi di cambio hanno accresciuto la prudenza dei board, dei comitati di investimento e dei finanziatori verso le operazioni ad alto multiplo, leva e con sinergie limitate conseguibili nel medio lungo termine. L’attività M&A necessiterà dunque di un approccio sempre più strategico e creativo.
"L’attuale contesto di mercato favorisce operazioni guidate da investitori strategici, con bilanci solidi e adeguata liquidità, che possano trarre vantaggio dalla minor concorrenza dei fondi di private equity sulle operazioni di grandi dimensioni, più difficili da finanziare, da una normalizzazione dei multipli e dalla possibilità di mettere a terra concrete sinergie operative. Dai fondi di private equity ci aspettiamo un approccio creativo alla costruzione e financing dei deal di grande dimensione, un maggiore interesse su deal di taglio medio e apertura ad IPO come exit. L’attuale corso del dollaro continuerà a favorire gli investimenti cross-border da parte di fondi e corporate americani su aziende europee, italiane in particolare."
Le aziende con bilanci più solidi e disponibilità finanziarie riusciranno a soddisfare più facilmente le proprie ambizioni di crescita, favorite dall’aumento del costo del denaro, fattore che rende più complesse le operazioni di grande dimensione per i fondi di private equity, e dalla possibilità di pagare multipli interessanti grazie alle sinergie che possono essere tratte dall’investimento.
Dagli operatori industriali, ci aspettiamo quindi operazioni di taglio strategico legate al lancio di nuovi prodotti, mercati, clienti e alla digitalizzazione. A fine 2022, Ferrero, Barilla e Perfetti Van Melle hanno annunciato tre acquisizioni mirate al rafforzamento del portafoglio prodotti rispettivamente nei segmenti di gelateria, bakery e confectionery. Al tempo stesso, i player vincenti riusciranno a combinare investimenti ad alto potenziale con un riassetto del proprio portafoglio e dismissioni di asset non core, con focus su agilità industriale e riduzione di rischi collegati alla supply chain. Un trend confermato dai gruppi Whirlpool e Atos, che hanno approvato la separazione di business units rilevanti a livello italiano con l’obiettivo di valorizzazione anche attraverso partnership strategiche, e dal Gruppo Enel, che ha annunciato a fine 2022 un processo di uscita dai paesi non strategici, per un totale di 21 miliardi di euro di attese dismissioni.
I fondi hanno giocato un ruolo sempre più centrale, passando da quasi 1/3 ad oltre il 40% del totale deal value delle operazioni di M&A a livello globale negli ultimi 5 anni. Le attività di fundraising sono continuate a pieno regime nell’ultimo periodo, favorite dalla crescita delle attività di private capital per family office ed investitori istituzionali, e ci sono attualmente circa 2.4 trilioni di dollari di liquidità da investire (dry powder).
Nonostante l’aumento dei tassi di interesse e l’incertezza dello scenario macroeconomico abbiano rallentato le operazioni nel secondo semestre del 2022, l’attuale liquidità disponibile darà continuità all’attività dei fondi, che agiranno però con un approccio più selettivo nella valutazione delle opportunità per la creazione di valore nel breve e medio periodo.
Per finanziare le operazioni di taglio superiore a 500 milioni di euro, i fondi dovranno sforzarsi di identificare opportunità di finanza “alternativa” da affiancare ai canali di debito tradizionali (fondi di debito e private capital, alcuni dei quali raccolti dagli stessi fondi di private equity per avere maggiore flessibilità) e partnership, come Bain/BC Partners su Fedrigoni e Ardian/NB Renaissance su Neopharmed Gentili. Fondi e operatori strategici dovranno valutare anche opportunità di investimento in business distressed o in ristrutturazione, da acquisire a multipli inferiori con opportunità di veloce turnaround, e in mercati nuovi, meno impattati dalle previsioni negative per il 2023, come ad esempio l’India che ha visto un incremento a doppia cifra dell’attività di M&A (+16% a volume e +35% a valore), comparato al rallentamento in US, Cina, Europa e UK.
Le Special Purpose Acquisition Companies (SPACs), che avevano contribuito con oltre 600 operazioni nel 2021 (controvalore di 144 miliardi di dollari principalmente nel mercato USA) sono fortemente rallentate nell’ultimo anno (85 IPO tramite SPAC nel 2022 per un controvalore di 12 miliardi di dollari), negativamente impattate dalla complessità delle regolamentazioni SEC e dalle performance poco interessanti del mercato borsistico statunitense. Ciò ha comportato lo scioglimento di molte SPAC, prima ancora di realizzare le business combination necessarie all’impiego delle risorse raccolte. L’apprezzamento del dollaro e l’appetito per l’attività di M&A favorisce comunque gli investitori nordamericani, che saranno sempre più attivi su operazioni cross-border e rappresentano una controparte di primario rilievo per chi è alla ricerca di un acquirente, soprattutto nel comparto industriale.
Dopo 43 miliardi di euro di delisting nel 2022 (tra le principali Exor, Atlantia, Autogirll, Cerved, Falck Renewables), l’innalzamento dei tassi porta ora a maggiori difficoltà di financing su operazioni superiori a 500 milioni di euro, spingendo ad un rinnovato interesse per le IPO in Italia. I prossimi mesi saranno caratterizzati da nuove operazioni (TMP, Eurogroup), processi ripartiti dopo una sospensione per condizioni di mercato non favorevoli (Plenitude, Design Holding), società che “rientrano” (Lottomatica) e “dual listing di ritorno” (Prada e Ferretti in un’ipotesi di dual listing Milano / HK).
Le società in fase di start up ed early stage affronteranno situazioni di distress e difficoltà per la raccolta di nuovi round di finanziamento, ma emergeranno opportunità interessanti, sia per investitori industriali che per fondi in settori innovativi, soprattutto per le aziende già a break-even economico e finanziario.
“Portfolio optimisation e operazioni corporate strategiche guideranno l’M&A nei primi 6 mesi del 2023 in Italia ed Europa. Nel secondo semestre ci aspettiamo una normalizzazione delle condizioni di mercato con anche la ripartenza delle operazioni di IPO nel nostro mercato e quello continentale. Il settore industriale soprattutto di middle market continuerà ad essere attivo in Italia ed in Europa, ci aspettiamo M&A collegato all’acquisizione di competenze tecniche e tecnologiche da parte degli operatori del nostro paese per aumentare il loro peso in settori ad alto valore aggiunto. Le operazioni di natura straordinaria avranno sempre più un peso trasformativo nel modello di business aziendale dove l’execution del post deal giocherà un fattore decisivo per catturare soprattutto sinergie endogene”
Dopo i livelli record del 2021, nel 2022 le operazioni di M&A a livello globale sono diminuite sia a volumi che a valore (rispettivamente del 17% e 37%), restando però al di sopra del 2020. In particolare, il declino si è manifestato nella seconda parte dell’anno (-25% a volumi e -51% a valori 5 vs al 2021), con andamenti diversi in funzione delle varie aree geografiche.
In termini di volumi, tutti i settori dell’economia hanno evidenziato cali tra il 16% e il 23%, con una maggiore resilienza del settore Industrial Manufacturing & Automotive e Transportation & Logistics (-11 e -12%). In termini di deal value, hanno sofferto maggiormente Financial Services e Health Industries, comparti caratterizzati da un minor numero di operazioni di grandi dimensioni.
Guardando alla tipologia di investitori, a livello volumi il calo di operazioni è equidistribuito tra corporate e fondi, mentre in termini di deal value i fondi hanno sofferto una riduzione del 42% rispetto al -34% dei corporates. In termini di geografia, l’attività M&A ha tenuto meglio in EMEA, che in Asia e nelle Americhe, nonostante gli alti costi dell’energia e le pressioni inflattive sulle materie prime, con un totale di circa 20.000 operazioni registrate, in crescita del 17% rispetto al livello del 2019 (pre-pandemia).
FY18 | FY19 | FY20 | FY21 | FY22 | Diff. FY22 vs FY21 | |
Total Deal Volume | 51,665 | 50,080 | 50,441 | 65,534 | 54,453 | 17% |
PE | 26.0% | 27.5% | 31.7% | 38.6% | 38.2% |
17.8% |
Corporate | 74.0% | 72.5% | 68.3% | 61.4% | 61.8% | 16.5% |
FY18 | FY19 | FY20 | FY21 | FY22 | Diff. FY22 vs FY21 | |
Total Deal Value (US$m) | 3,704,499 | 3,436,582 | 3,229,497 | 5,268,743 | 3,302,716 | 37.3% |
PE | 30.8% | 29.1% | 34.9% | 43.9% | 40.7% | 41.9% |
Corporate |
69.2% | 70.9% | 65.1% | 56.1% | 59.3% | 33.7% |
In controtendenza con il quadro generale, in Italia le operazioni di M&A sono aumentate sia a volumi (+ 2% vs 2021 con 1.500 operazioni annunciate) che a valore (+41% vs 2021). Escludendo l’OPA di Blackstone su Atlantia (circa 52 miliardi di dollari), si registra un decremento del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante 15 deals registrati con controvalore superiore ad 1 miliardo di dollari. I settori con le migliori performance sono stati l’Industrial Manufacturing & Automotive (+18% a volumi vs 2021) e il Consumer markets (+71% a valore vs 2021) grazie ad importanti operazioni come BC Partners / Fedrigoni, Dufry / Autogrill, Advent / Irca, Farfetch / YNAP, Perfetti / Mondelez gum business e Redbird / AC Milan).
Guardando alla tipologia di investitori, circa il 40% delle operazioni sono state annunciate da investitori finanziari (+3% vs FY22 per un incremento di 16 deals), con un sostanziale raddoppio del deal value (+106%), influenzato però dall’OPA di Blackstone su Atlantia (- 37% escludendola, rispetto a -28% degli industriali).
FY18 | FY19 | FY20 | FY21 | F22 | Diff. FY22 vs FY21 | |
Total Deal Volume | 1,365 | 1,468 | 1,209 | 1,468 | 1,498 | 2.0% |
PE | 29.9% | 33.0% | 34.2% | 36.4% | 36.7% | 3.0% |
Corporate | 70.1% | 67.0% | 65.8% | 63.6% | 63.3% | 1.5% |
FY18 | FY19 | FY20 | FY21 | FY22 | Diff. FY22 vs FY21 | |
Total Deal Value (US$m) | 75,787 | 45,376 | 82,307 | 70,343 | 99,299 | 41.2% |
PE | 59.8% | 75.2% | 38.4% | 51.7% | 75.3% | 105.9% |
Corporate | 40.2% | 24.8% | 61.6% | 48.3% | 24.7% | 28.0% |
Fonte: Analisi PwC realizzata su dati Refinitiv basati su transazioni annunciate. Il controvalore dell’operazione è disponibile per c.30% delle operazioni a livello Mondo e c. 25% a livello Italia.
Il 2023 sarà caratterizzato da un’attività di M&A più “strategica”, focalizzata su acquisizioni di competenze distintive di medio periodo, sia da parte di investitori industriali che di fondi, con una concentrazione di operazioni nel secondo semestre dell’anno. Il mercato guarderà con attenzione le politiche monetarie delle banche centrali in merito ai tassi di interesse per cogliere segnali di maggiore stabilità.
Le attività di M&A avranno anche un forte focus finanziario, collegato al tema della profittabilità e della capacità di generare cash flow nel breve-medio periodo da parte dei target. Si valuteranno soprattutto le sinergie endogene con maggiore interesse sulle leve di ottimizzazione dei costi, piuttosto che sull’espansione in nuovi mercati.
Il capitale umano sarà elemento chiave per la crescita, con impatto diretto sulla performance del business. Reclutare, motivare e trattenere lo staff è diventato critico in uno scenario di carenza di talenti, motivo per cui è attesa sempre maggiore attenzione verso le policy e iniziative HR da parte degli investitori in fase di analisi di potenziali target.
Le attività di due diligence dovranno essere più sofisticate, prevedere vari scenari di inflazione, crescita (o anche recessione), andamento dei cambi e analisi di sensitivity per testare la tenuta delle previsioni anche in contesti molto diversi e dare maggiore confidenza agli investitori. Vediamo una penetrazione crescente anche delle ESG due diligence e, collegata alla maggiore disponibilità di dati, un maggior uso degli strumenti di data analytics per svolgere analisi finanziariamente sofisticate in tempi velocissimi.
Le attività di post deal diventeranno sempre più importanti nel 2023 al fine di velocizzare il take control delle realtà acquisite al fine di valorizzare i talenti disponibili, sfruttare le competenze tecniche e tecnologiche acquisite, e massimizzare il ritorno delle sinergie soprattutto endogene previste in fase di acquisizione.
Nicola Anzivino
Partner | Global & EMEA Deals IM&A Leader, IM&A Advisory Leader Italy, EMEA Deals Clients & Markets Leader , PwC Italy