Il 2020, con la pandemia del COVID-19, ci ha messo di fronte a scenari dirompenti, che hanno messo in discussione i trend consolidati di diversi contesti economici, produttivi e sociali. Abbiamo così deciso di capire come questa nuova realtà potesse modificare il posizionamento delle FinTech italiane realizzando un aggiornamento del report 2020, pubblicato in Aprile.
Lo scenario emerso è fatto di molte luci e alcune ombre. Se la componente degli investimenti ha mostrato segnali negativi, che vanno a penalizzare soprattutto le aziende FinTech in fase iniziale di sviluppo, molto più promettente è l’analisi delle attività e iniziative svolte dalle FinTech italiane nella prima metà del 2020: sia le singole FinTech che le diverse piattaforme di Open Banking, Hub e Associazioni, non solo non si sono fermate, ma in molti casi hanno moltiplicato le iniziative e aumentato significativamente i volumi di attività. Dall’analisi della situazione finanziare delle FinTech, inoltre, è emerso che buona parte del comparto FinTech italiano si è presentato alla sfida del 2020 in una situazione mediamente positiva. Il rischio aggiuntivo da COVID-19 è stato generalmente basso e, per molte FinTech, è stata occasione per portare soluzioni innovative sul mercato.
Il ruolo del FinTech sta sempre più diventando chiave, non solo come facilitatore e innovatore in alcune aree specifiche ma come componente importante del processo di trasformazione del sistema finanziario nel suo complesso
Sia a livello internazionale che nazionale si evidenzia uno scenario diversificato che mostra sia sfide, che porteranno certamente ad un consolidamento del settore e a una probabile mortalità elevata delle aziende più deboli e in fase iniziale, che opportunità, soprattutto in quei settori – come il digital lending – che possono giocare un ruolo chiave per la ripresa e tenuta economica dei Paesi in cui operano.
Dall’analisi del FinTech a livello globale è emerso come la pandemia abbia in molti casi favorito le FinTech che, avendo fatto dell’agilità il proprio cavallo di battaglia, sono state in media meno danneggiate dalla crisi, riuscendo anche, in alcuni casi, a guadagnare quote di mercato. Da indagini internazionali è emerso come il 20% di queste preveda per il 2020 un aumento del fatturato, soprattutto nell’area del Lending. Anche nel nostro Paese, nell’area del credito alle imprese, le FinTech stanno dimostrando di poter aiutare le banche con la velocità e la focalizzazione su precisi segmenti del business della finanza e, attraverso partnership con gli istituti tradizionali, facilitare in modo veloce e a costi bassi l’accesso al credito e a nuova liquidità per le piccole e medie imprese.
Un’altra area che ha visto significative crescite nei primi mesi dell’anno è quella del crowdfunding. Nei primi nove mesi del 2020 le campagne di crowdfunding hanno raccolto 57 milioni, cifra che non solo è il 26% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, ma è a soli 8 milioni dal totale dello scorso anno, appunto 65 milioni.
Abbiamo anche osservato delle evoluzioni rispetto all’Open Baning, una delle più importanti leve di trasformazione del sistema bancario e finanziario. Piattaforme di Open Banking e hub FinTech giocano un ruolo importante per abilitare nuovi modelli di business, o più semplicemente per facilitare accordi e integrazioni con terze parti per rinnovare i propri prodotti e servizi. La pandemia non solo non ha bloccato, ma in molti casi ha addirittura favorito e accelerato le iniziative, collaborazioni e partnership delle diverse piattaforme presenti in Italia.
L’emergenza liquidità, lo smart working e la digitalizzazione sono i fattori che hanno maggiormente condizionato il FinTech
La crisi sanitaria dovuta all’emergenza COVID-19 ha avuto importanti ripercussioni sull’economia italiana, prevedendo una forte contrazione del PIL del nostro Paese. In questo contesto, PMI e Microimprese, caratterizzate da una maggiore esigenza di liquidità anche in contesti «Standard», cercano soluzioni alternative al credito tradizionale, per velocizzare e aumentare le proprie possibilità di accedere a risorse finanziarie.
Le soluzioni alternative passano anche e soprattutto dalla Supply Chain Finance, un mercato potenziale enorme, che in Italia ammonta complessivamente a 483 miliardi di euro di crediti commerciali, rappresentando il terzo mercato europeo per dimensioni. Di questi, però, meno di un terzo è già servito (€ 150 mld), tramite soluzioni che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera.
In questo contesto le FinTech stanno approcciando il mercato del credito con offerte alternative a quelle dei player tradizionali, andando ad aggredire un mercato storicamente monopolizzato dagli operatori Bancari. Il modello di servizio digitale, semplice e real-time con cui i nuovi player si sono approcciate al mercato, ha innalzato lo standard di esigenze della clientela. Nel segmento Lending del FinTech italiano, inoltre, ben 2 FinTech su 3 offrono servizi alle PMI, diverse delle quali focalizzate proprio sulla Supply Chain Finance: Anticipo fatture, Factoring, Reverse Factoring, Dynamic Discounting… Il FinTech italiano si sta dimostrando pronto a supportare il mondo delle PMI, e quello che manca è una più forte relazione con il mondo degli incumbent, che stiamo via via registrando sempre di più.
Per essere ancora competitivi, infatti, i player tradizionali del settore bancario devono sempre più orientarsi verso un percorso di innovazione e digitalizzazione della loro offerta.
Come già anticipato, diverse Banche stanno già rinnovando la propria offerta di prodotti e servizi per servire questo mercato più efficacemente e competere con questi nuovi attori, anche attraverso numerose partnership che abbiamo osservato in questi mesi.
La Supply Chain Finance può essere sia una soluzione all’esigenza di liquidità del mercato, sia un’opportunità di ammodernamento dell’attuale offerta di servizio
La crisi pandemica e il lockdown che ne è conseguito hanno favorito l’impennata dei pagamenti digitali in Italia: pagamenti cashless o via app e wallet digitali per lo scambio di denaro tra peer, restano delle abitudini a cui il mondo consumer non intende rinunciare neanche dopo il lockdown.
Inoltre, dal punto di vista degli operatori del settore Retail e della Grande distribuzione , la possibilità di offrire soluzioni di pagamento alternative al contante ha rappresentato per i player della distribuzione, un’opportunità per non subire drastici cali di fatturato.
Di fatto, tra le varie aree del FinTech, l’ambito dei Payments ha registrato un notevole impulso durante il lockdown
In questo contesto le FinTech hanno beneficiato della maggiore propensione di clientela ed esercenti ad utilizzare strumenti di pagamento digitale, grazie alla maggiore facilità di installazione e fruizione sia per i clienti (scaricando una semplice app o inquadrando un QR Code, senza necessariamente associare o utilizzare una carta di pagamento) che per gli esercenti stessi (trasformando lo smartphone in un Pos di ultima generazione tramite collegamenti Bluetooth ad esempio). La crescita delle FinTech del Payment è inoltre legata alle condizioni economiche praticate che le rende competitive rispetto agli operatori bancari o alle stesse carte di credito.
La quota dei pagamenti digitali è ancora marginale, ma nel medio periodo è attesa una crescita sostenuta per effetto degli incentivi del governo
L’emergenza sanitaria e i recenti timori dei mercati finanziari sembrano aver impattato in maniera positiva l’ecosistema delle criptovalute. I numeri internazionali mostrano come, in un momento di forte discontinuità ed instabilità - anche - finanziaria, l’interesse verso il mondo Crypto sia cresciuto, anche per le sue caratteristiche strutturali che per certi versi lo avvicinano all’oro. Questi effetti in Italia sono ancora solo parzialmente visibili, ma il trend delle criptovalute è destinato a toccare anche il nostro Paese, specialmente a causa delle iniziative dell’Unione europea.
Il COVID-19 ha spinto molti investitori nel mondo Crypto
Una recente ricerca (Luglio 2020) di Cornerstone Advisors, rivela come già il 15% dei cittadini Americani possegga criptovalute, mentre un 11% è interessato ad investire nei successivi 12 mesi. Quasi la metà dei possessori (7%) si è avvicinata a questo mondo ed ha compiuto il primo investimento nel 2020, durante l’emergenza sanitaria del COVID-19.
Verso una Central Bank Digital Currency Europea
La Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato un report sulla possibile emissione di un euro digitale. Il progetto prevederebbe l’emissione di un euro digitale con il ruolo di vera e propria moneta di banca centrale, in forma elettronica, a cui tutti i cittadini e le imprese avrebbero accesso per effettuare pagamenti giornalieri. L’euro digitale si affiancherebbe al contante, senza sostituirlo. Una consultazione pubblica sul tema si è aperta il 12 ottobre.
La task force dell’Eurosistema, composta dagli esperti della BCE e delle 19 banche centrali nazionali dell’area dell’euro, ha individuato i possibili scenari nei quali si renderebbe necessaria l’emissione di un euro digitale.
Tali scenari ipotizzano:
L’emergenza sanitaria e i timori dei mercati finanziari hanno impattato in maniera positiva l’ecosistema delle criptovalute.
I bilanci delle FinTech italiane evidenziano un settore in crescita, meno impattato di molti settori dal COVID-19, con qualche debolezza legata alla redditività.
La crescita del fatturato del 2019 sul 2018 si è confermata essere estremamente rilevante: + 32% nel segmento FinTech e + 23% nel segmento TechFin
Servono nuovi modelli di collaborazione, ecosistemi aperti che possano far collaborare proficuamente tanto le società finanziarie quanto le imprese, le FinTech, le grandi società di servizi, in modo che ci sia una vera cooperazione allo sviluppo.
Serve un vero polo di aggregazione delle FinTech. Per quella che è stata la storia fino ad ora, le soluzioni FinTech trovano vita molto più facile avendo un vero sbocco sul mercato accostandosi ad un incumbent.
Per facilitare l’innovazione del mondo FinTech servono modifiche normative importanti, che, sulla falsariga di quanto accaduto con la SEPA, agevolino l'innovazione piuttosto che lo status quo.